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Giovanni sollima
Clarissa Bevilacqua 
Carlotta Maestrini

Giovanni Sollima è un artista che non ha bisogno di presentazioni. Questo progetto lo vede protagonista, nella doppia veste di violoncellista e compositore di fama mondiale, al fianco di due giovani promesse della musica, Carlotta Maestrini e Clarissa Bevilacqua, unica italiana a vincere il premio Mozart di Salisburgo.

Il programma si apre con il Trio in Mi bem. magg. op. 1 n. 1 di L. van Beethoven a creare un contrasto, quasi umoristico, con Chop Suey, brano della band metal - rock System Of A Down. Nella seconda parte, “Short Trio Stories”, composizione che “si specchia a tratti nel passato ricontestualizzandolo” con spunti presi dai frammenti beethoveniani del catalogo Biamonti, dai rebus musicali davinciani e da Domenico Scarlatti. Infine, "Ara Batur”, lenta ballata del gruppo islandese Sigur Ròs, dal carattere etereo e trascendentale. 

Ara Batur, “Barca a remi”, è una lenta ballata del gruppo islandese Sigur Ròs, dal carattere commovente, etereo e trascendentale. La versione contenuta nell’album del 2008 “Með suð í eyrum við spilum endalaust”, "Con un ronzio nelle orecchie suoniamo all’infinito", è cantata in un idioma che i critici, forse suggestionati dal senso di pace che la musica della band esprime, chiamano “hopelandic”, “lingua della speranza”. 

 

Chop Suey, piatto cinese a base di uova, carne e verdure, è contenuto nell’album del 2001 Toxicity della band statunitense System Of A Down (SOAD). Composta da quattro musicisti di origine armena, il loro stile è difficilmente identificabile tra i vari generi di metal e rock, con influenze dal progressive alla musica mediorientale. Rispetto ai paesaggi senza fine islandesi di Ara Batur, con queste due trascrizioni Sollima innesca un contrasto di sonorità sorprendente, con qualche sorpresa. 

 

Composto nel 2012 su commissione dello Storioni Trio ed eseguito al Chamber Music Festival ad Eindhoven, “Short Trio Stories” è suddiviso in cinque movimenti collegati da una sorta di ciclicità. Si specchia a tratti nel passato, come ricontestualizzato: “minuscoli frammenti  incompiuti beethoveniani (dal catalogo Biamonti) che in effetti osservo da quando avevo 8 o 10 anni e che hanno su di me l’effetto di un dispositivo esplosivo. E poi, Leonardo da Vinci con i suoi rebus musicali, attualissimi inviti a qualsiasi forma di sviluppo, Domenico Scarlatti in fiamme, la presenza di elementi popolari e pratiche strumentali che spaziano dal nord europa alla cultura gipsy, il mio stesso prendere appunti musicali a getto continuo - spinto da luoghi, gente, cibo… - viaggiando.

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